…”Non si sputa mai nel piatto dove si mangia”.

Questa una delle frasi più sentite durante i pranzi e le cene con la mia famiglia.

Ehh già…“mamma Fiat” veniva chiamata la Fabbrica Italiana Automobili Torino in casa mia: una “mamma” che ha visto il massimo della sua espansione e potenza economica durante gli anni della mia infanzia e che ci dava, come una mamma, da mangiare.

Ricordo molto chiaramente quel signore elegantissimo che, ogni tanto, sbucava nello schermo della nostra televisione: alla sua presenza sembrava che il tempo smettesse di battere i minuti.

E in quel preciso istante la voce trasognata e devota di mia madre sussurrava:

” Lo vedi quel signore lì, Laura?  E’ quello che ci dà da mangiare”.

Mi riferisco al famoso avvocato Giovanni Agnelli.

Aveva quasi le lacrime quando vedeva “Giuanin” alla tv, perché per lei le sicurezze materiali che le aveva garantito avevano un che di miracoloso.

Mia madre affermava spesso: “Io adesso grazie a lui, ho il bagno in casa, il frigorifero, i pasti garantiti”. Per questo motivo comprensibile e altri a me allora sconosciuti, sentiva di dover essere riconoscente a vita a quel signore dalla erre moscia che sembrava profumare l’aria di ricchezza in casa mia.

Riconoscenza e devozione: valori passati attraverso il piatto caldo di minestra che quotidianamente avevo garantito, così come il frigorifero pieno.

Ma la ribellione incombeva alle porte della mia adolescenza solitaria.

Nonostante gli innegabili vantaggi di cui godevo, sentivo mancare qualcosa dentro me di inspiegabile, ma talmente fondamentale che, presto, dovetti invertire rotta per seguire la mia strada, lontana dall’educazione ricevuta…

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