Pensieri confusi si alternano a dichiarazioni interiori di guerra e poi di pace e poi di guerra, in un susseguirsi di parole inanellate una dopo l’altra nella mente, spesso senza alcun senso compiuto; parole che riescono a stento a produrre una frase intera, di quelle che, se le scrivi, leggendole, non capiresti un granché.

Il corpo silenzioso e fermo, a disposizione per qualcosa d’invisibile e agitato, presagisce ciò che sta per avvenire, si mette a disposizione, sperando sia arrivato il momento: il busto eretto, teso, i piedi incrociati sotto il tavolo, il volto proteso alla tastiera del computer, in un movimento interno simile all’atleta pronto allo scatto su una linea di una partenza immaginaria.

La mente pare proprio non sapere ancora cosa stia per avvenire, o almeno così le vuol far credere quel caos silente…troppo silente per i gusti di quella me che vorrebbe estrapolare da quell’assenza qualcosa che stupisca me e gli altri.

Scrivo, cancello, ritorno a rileggere, sposto, sacrifico frasi per lasciar spazio al divenire che stenta a rivelarsi.

E poi mi arrendo…respiro profondamente e lascio che il nulla si diffonda sul foglio bianco.

E in quel nulla spero di riuscire a perdermi e riportare a casa un pezzetto della mia anima, dispersa in quello spazio siderale freddo che è la paura di vivere.  

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